giovedì 24 febbraio 2011

Santa pazienza

“Se la scienza ci insegna qualcosa è accettare le sconfitte, come i successi con CALMA, DIGNITA’ e CLASSE”….io dalla scienza non ho imparato nulla.

In questi giorni sto aggiustando alcuni cavi del sistema di misura, un lavoro non troppo complicato, ma che richiede mano ferma e mente lucida, nulla che una scimmia opportunamente addestrata non riuscirebbe a fare. Dal momento che addestrare una scimmia mi richiederebbe più tempo che sistemare le cose, i cavi li sistemo io. Per il lavoro occorre, un saldatore, stagno…tanto stagno, tenaglie, pinze, abbondante colla vinilica come direbbe quello di Art Attack e tanta ma tanta pazienza, io l’avevo!

Il gioco consiste nel smontare il vecchio connettore, dissaldare i cavi, saldare i vecchi cavi con i nuovi per prolungarli e rimontare il connettore (una presa). Tutto è andato alla grande fino al momento di rimontare il connettore, quel maledetto è fatto da due parti che si DEVONO incastrare bloccando la base su cui sono saldati i cavi. Così dopo un paio di ore di saldature, stagno fuso sui pantaloni, saldatore su dito e invocazioni al kami protettore degli oggetti roventi, mi accingo ad assemblare le due metà del maledetto, inizio con un gentile sforzo tronfio della convinzione che le due metà si DEVONO incastrare, passo a media potenza, ma niente….arrivo a fondo scala, in questi momenti ci si accorge che se per caso qualcosa ti scivola sei morto, niente il maledetto non si chiude, non mi sono fatto ancora male, ma non si chiude. Allora guardo il maledetto e ne ammiro la natura aerodinamica, sembra fatto per essere lanciato nel laboratorio non c’è nessuno solo io e il maledetto e lui non sa parlare, ma non posso altrimenti dovrei anche lanciare tutto il sistema di misura, faccio un ultimo tentativo, i pezzi stanno per incastrarsi ma all’ultimo scivolano  .  .  . Mi sono giocato la possibilità di accedere al paradiso, mia, dei miei figli e probabilmente anche dei nipoti, l’italiano ha risuonato in ogni angolo del laboratorio, almeno ero solo.

Io che affronto il problema con calma, dignità e classe

O almeno così credevo, quando alzo la testa dal maledetto dopo aver cantato le lodi al kami delle cose scivolose, noto una persona a 4 metri da me (deve essere entrato tra il terzo e il quarto tentativo, che mi guarda, parlando solo giapponese e al massimo inglese potrebbe non aver colto i particolari delle mie preghiere, ma credo che dalla tonalità abbia colto il significato generale della mia conversazione con il divino. Quando il tuono è passato si è avvicinato per vedere cosa stavo facendo, ho sorriso con disinvoltura e mostrandogli il maledetto sono anche riuscito ad incastrarlo (così ho fatto anche la figura dell’impedito), il kami delle cose scivolose mi ha punito subito.

 

キコ

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